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Sonno, sogno e trauma

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Quanto possono influire sul sonno gli eventi traumatici più o meno gravi? Molto, molto più di quanto si possa comunemente pensare.

Ce lo spiega il Dr. Giorgio Odone, medico psichiatra e psicoterapeuta: "Emilio si presenta alla visita e descrive con angoscia la dinamica dell'incidente accaduto mentre si recava al lavoro. Lavoratore pendolare da una vita, Emilio è rimasto fortunatamente illeso dall'incidente, ma profondamente e comprensibilmente turbato".

La diagnosi è chiara: disturbo post-traumatico da stress (in sigla DPTS), un disturbo che compare dopo esposizione reale alla morte o alla minaccia di morte, e che si caratterizza per la presenza di alcuni tipi di sintomi, quali i sintomi di intrusione (ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell’evento traumatico), i sintomi di evitamento (tendenza ad evitare gli stimoli e le situazioni che si associano all’evento), i sintomi dissociativi (alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento, come l’amnesia, la presenza di pensieri fissi, sentimenti di distacco dall’ambiente ecc…), i sintomi di “arousal”, cioè di aumentata allerta.

Emilio, pur essendo trascorso più di un mese dall’incidente, non riesce ancora a riprendere il treno. Lo tormentano anche i disturbi del sonno: non solo ha problemi ad addormentarsi, ma si sveglia di continuo nel corso della notte, si sveglia con la sensazione di non aver riposato in modo adeguato, si sente stanco e irritabile per tutto il giorno. La qualità del sonno è gravemente alterata dall’irruzione degli incubi notturni, incubi in cui Emilio rivive i drammatici momenti dell'incidente.

Cosa fare in questi casi drammatici, che possono rovinare la vita anche per anni al malcapitato?

E’ chiaro che, per quanto riguarda i disturbi del sonno, la prescrizione di un semplice ipnotico e i consigli su come migliorare “l’igiene” del sonno non bastano. E’ necessario impostare una terapia più articolata, che vede al primo posto trattamenti di tipo psicologico, in particolare la psicoterapia cognitivo-comportamentale, rispetto al trattamento farmacologico, basato in genere sull’utilizzo di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.

Negli ultimi anni, in concomitanza con il rilievo particolare dato agli aspetti dissociativi e alle alterazioni qualitative del sonno come fattori di rischio per il cronicizzarsi del disturbo post-traumatico, fra le scelte delle tecniche psicoterapiche stanno assumendo una posizione di maggior rilievo l’EMDR e l’ipnosi.

In particolare l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è un metodo divenuto molto importante nei casi di disastri collettivi, in quanto permette una significativa riduzione della sintomatologia tipica del DPTS già dopo poche sedute. La tecnica si basa su una doppia focalizzazione, facendo focalizzare il paziente sugli elementi più significativi  dell’esperienza traumatica e in contemporanea sui movimenti oculari, ottenendo effetti di desensibilizzazione e ristrutturazione cognitiva a livello neurofisiologico.

L’importanza di queste nuove tecniche discende dal fatto che , caso raro in tutta la medicina, non solo è possibile curare il disturbo, ma anche tentare interventi di prevenzione in larga scala sulle popolazioni a rischio, esposte a potenziali e traumatici eventi naturali, come ad esempio i terremoti o le alluvioni.

Dott. Giorgio Odone _ Treviglio (Bg)

Medico Chirurgo-Specialista in Neuropsichiatria Infantile 

Psicoterapeuta

->Leggi "Come indagare i disturbi del sonno

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