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Settembre, è tempo di rientro a scuola.

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La scuola è il primo luogo in cui il bambino entra in contatto con una realtà diversa da quella famigliare.

Ritornare a settembre sui banchi di scuola, può rappresentare una oggettiva difficoltà che i nostri ragazzi si trovano ad affrontare uscendo di casa e giungendo a contatto con la realtà scolastica.

Difficoltà che possono iniziare fin da subito, nei primi giorni di frequenza alla scuola materna o elementare: è li che si evidenzia la cosiddetta “ ansia da separazione “ . La scuola costituisce infatti il primo luogo di socializzazione allargata, in cui avviene il primo contatto con una realtà diversa da quella famigliare, che impone la convivenza, l’accettazione delle regole, l’assunzione di responsabilità. Molte “ fobie ” della scuola trovano la loro spiegazione nell’angoscia di separazione da una madre che ha fatto di tutto per rendere il proprio figlio estremamente dipendente. Ecco che allora può comparire nel bambino, di fronte ad un fattore scatenante come la frequenza scolastica e la separazione dai famigliari, un’ansia inappropriata, eccessiva per intensità, non transitoria; il persistente rifiuto di andare a scuola per la paura della separazione può portare anche a disturbi del sonno ( come la rilutanza ad andare a dormire senza avere vicino un genitore, o il ripetersi di numerosi incubi ), oppure alla comparsa di ripetute lamentele di disturbi somatici (mal di testa, nausea, vomito, dolori addominali ).

A parte questi disagi emotivi di lieve entità, l’ambiente scolastico può essere uno degli ambiti privilegiati per prevenire e/o individuare precocemente altri tipi di  disadattamento, alla cui origine possono esservi cause diverse.

Occorre per esempio saper cogliere precocemente quei disturbi di ordine neuropsicologico che prendono il nome di disturbi specifici dell’apprendimento, come la dislessia (difficoltà nella lettura), la disortografia (disturbo della scrittura) e la discalculia (disturbo del calcolo) : questi disturbi, detti specifici perché interessano l’apprendimento in modo settoriale, nel contesto di un soggetto adeguato all’età cronologica per quanto riguarda la valutazione psicometrica dell’intelligenza e il livello di istruzione, possono infatti esere curati efficacemente con interventi riabilitativi mirati. Così pure i frequenti disturbi del linguaggio del tipo balbuzie e blesità (difetto di pronuncia consistente nella deformazione e sostituzione di consonanti) devono venir trattati precocemente sia sul piano ortofonico e logoterapico sia su quello psicologico. Anche il mancinismo va riconosciuto, non perché sia da correggere, ma per evitare appunto di insistere nel voler far assumere al bambino una dominanza emisferica che gli è costituzionalmente preclusa.

Accanto a questi disturbi, nei quali concorrono soprattutto fattori costituzionali, vi sono poi i casi di disadattamento scolastico di origine socio-culturale ed emotivo-affettivo, che sono di gran lunga i più frequenti. Per esempio i disturbi della condotta, dove il bambino, spesso proveniente da ambienti sociali disadattati, fatica a rispettare i diritti fondamentali degli altri o le principali norme o regole sociali, con comportamenti di aggressione, distruzione della proprietà, frode o furto ; è il caso del “bullismo”, di cui sono piene le cronache dei giorni nostri.

Appartengono alla sfera dei disturbi psichiatrici  anche il cosiddetto disturbo da deficit di attenzione/iperattività, in cui il bambino presenta un comportamento caratterizzato da difficoltà gravi nel prestare attenzione e nel concentrarsi, accanto ad estrema irrequietezza e impulsività nello “sparare” le prime risposte senza aspettare che siano completate le domande. Così pure i casi di psuedoinsufficienza mentale, cioè ritardi intellettivi dovuti a limitati apporti di stimolazioni sul piano cognitivo o a situazioni di grave inibizione dal punto di vista emotivo.

Da ultimo un accenno ad anoressia e bulimia, disturbi in preoccupante aumento nella popolazione giovanile soprattutto femminile, con insorgenza ormai anche in età precoce, quindi sui banchi della scuola primaria. Essendo il nucleo centrale di queste patologie rappresentato da una preoccupazione estrema relativa a peso e aspetto, che porta a pratiche dietetiche restrittive vissute con estrema rigidità e perfezionismo, la scuola potrebbe svolgere un importante ruolo di prevenzione primaria per arginare la cultura dominante che attribuisce alla magrezza un valore non solo estetico ma anche morale. Inoltre proprio nell’ambiente scolastico è possibile cogliere precocemente, da parte di educatori attenti, quei segnali che in genere si associano ai sintomi alimentari, e spesso ne costituiscono il substrato. Parlo della bassa autostima, della paura di sbagliare e di fallire, dell’indecisione, del timore del giudizio altrui, tutti aspetti che portano il soggetto alla ricerca della scelta “giusta”, riconosciuta tale dagli altri, e perseguita con il ricorso al controllo rigoroso di sé e al perfezionismo. E’ proprio il perfezionismo esasperato il comportamento che può essere evidenziato in ambito scolastico, quando non è più un aiuto allo studio diligente ma un tentativo di autocontrollo esasperato che invade tutta gli aspetti della vita, compresa l’alimentazione, per sopperire ad un senso di inadeguatezza e disistima personale.

Dott. Giorgio Odone
Medico Chirurgo
Specialista in Neuropsichiatria Infantile Psicoterapeuta
Psichiatra presso l'Ospedale di Treviglio (BG)

-> Leggi "Il sonno del bambino, dall'infanzia all'adolescenza"

-> Leggi "Il mistero sonno: cosa accade al cervello e al fisico quando dormiamo"

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