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La cervicale? Riposa su sette guanciali

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Uno dei modi peggiori di iniziare la giornata è svegliarsi con il collo bloccato e dolente. Utilizzare alcune strategie può contribuire a migliorare il riposo della nostra cervicale e a cominciare meglio la giornata.

La cervicale, probabilmente più di altre strutture del nostro corpo, risente molto della qualità del sonno, delle posizioni che si assumono e della tipologia e quantità dei cuscini che si utilizzano. Dopo la lombalgia è il disturbo muscoloscheletrico più comune, infatti oltre la metà della popolazione globale soffre almeno una volta nel corso della propria vita, di cervicalgia. Nella stragrande maggioranza dei casi la cervicalgia è secondaria ad alterazioni posturali o ad alterazioni muscoloscheletriche non oggettivabili e per questo è definita aspecifica. Il colpo di frusta è invece la causa più frequente di cervicalgia specifica mentre patologie importanti come fratture, tumori o infezioni sono causa di dolore al collo solo nell’1% dei casi.

                                                                                                  

Tornando alla cervicalgia aspecifica, oggetto della trattazione, bisogna ricordare che è un disturbo che colpisce prevalentemente i soggetti di mezza età, con una ricaduta negativa sulla produttività lavorativa, che si risolve normalmente nel giro di pochi giorni o al massimo entro un mese, e che nel 10% dei casi si cronicizza con un grave impatto sulla qualità della vita.

Infatti il 5% dei pazienti con cervicalgia cronica presenta una grave limitazione nelle attività di vita quotidiana sia a livello familiare che sociale. Quindi, come per la lombalgia, una corretta gestione delle problematiche cervicali prevede l’esclusione di cause specifiche di dolore, l’informazione  sulle caratteristiche del disturbo, l’educazione rispetto a norme di igiene posturale e di ergonomia e il mantenimento di una buona efficienza delle strutture muscoloscheletriche del collo attraverso un programma di esercizi specifici di mobilizzazione, rinforzo e stretching. È doveroso precisare però che mentre per gli esercizi la ricerca scientifica internazionale è riuscita a dimostrarne l’efficacia, per le altre modalità terapeutiche non ci sono ancora dati certi sulla loro reale utilità. In ogni caso, esiste un largo consenso tra esperti che ne giustifica comunque l’utilizzo.

Conosciamo ormai le correlazioni tra alterazioni del sonno e dolore muscoloscheletrico e sappiamo che sono due variabili che si influenzano a vicenda e che danno luogo all’instaurarsi di un circolo vizioso che si autoalimenta.  Un elemento chiave del rapporto tra riposo e colonna cervicale è costituito dai cuscini e dal loro uso più o meno improprio.

Pensiamo per esempio all’abitudine di leggere a letto costringendo il collo in una posizione eccessivamente flessa (piegata in avanti) per un periodo anche superiore alla mezz’ora, oppure all’abitudine di dormire pancia sotto su un cuscino alto e duro costringendo il collo in una posizione di eccessiva rotazione ed estensione (piegato posteriormente) oppure dormire abitualmente con 2 o più cuscini posizionati tutti sotto il capo.

Queste abitudini vanno tutte in contrasto con quello che è il principio fondamentale che ci deve guidare per non maltrattare il nostro collo quando riposiamo e cioè: il cuscino deve permettere al collo di mantenere una posizione naturale senza sovraccaricare le strutture muscoloscheletriche. Quindi, visto che il collo presenta una normale curvatura rivolta in avanti (lordosi cervicale), bisogna fare in modo di conservarla anche quando si riposa.

                                                                                                                                                                                                                                                

In pratica se la posizione abituale di riposo è quella supina  bisogna preferire un cuscino di durezza media che sia in grado di supportare la curva cervicale e che si adatti al peso del capo senza costringerlo in posizioni abnormi in flessione o estensione. Se si preferisce la posizione sul fianco il cuscino dovrà essere più rigido e alto per sostenere la testa e mantenerla in posizione neutra rispetto alle spalle per evitare inclinazioni laterali eccessive che possono determinare il sovraccarico di muscoli e/o articolazioni del collo.

Quando si dorme prevalentemente in posizione prona (pancia sotto) bisogna preferire un cuscino molto basso e soffice per evitare il più possibile la rotazione e l’estensione del capo. Va precisato che questa posizione è comunque la più provocativa e scomoda per le strutture muscoloscheletriche del collo e chi soffre abitualmente di  cervicalgia dovrebbe evitarla.

Infine chi ama addormentarsi leggendo nella posizione descritta precedentemente, e soffre di cervicalgia, deve modificare questa abitudine utilizzando più cuscini che supportino la schiena, il tronco e il collo in una posizione semiseduta che consente di non affaticare il collo. In pratica, per il benessere del collo, non si può addormentarsi leggendo…

A conferma della importanza dei cuscini nella gestione della cervicalgia, un recentissimo studio scientifico ha dimostrato che includendo l’educazione al corretto uso dei cuscini nel programma di esercizi di rinforzo, si ottengono risultati migliori rispetto ai soli esercizi, alla sola educazione o ai massaggi in termini di riduzione del dolore.

Come per la lombalgia aspecifica, assumere posizioni scorrette o avere una gestualità  che non tiene conto dello sforzo che chiediamo alla nostra cervicale, costituiscono dei fattori che possono contribuire all’esordio o alla cronicizzazione  della cervicalgia aspecifica.

La correzione della postura e la conoscenza delle modalità più consone di eseguire gesti ripetitivi a casa o sul posto di lavoro, insieme alla giusta informazione, ad una attività fisica regolare e all’abitudine a eseguire esercizi specifici, contribuiscono alla prevenzione e alla gestione del dolore cervicale.

Anche se non è esplicitamente raccomandata per la gestione della cervicalgia, un’attività fisica aerobica regolare può contribuire alla riduzione della percezione del dolore, migliora la funzionalità cardio-respiratoria, migliora il metabolismo osseo, riduce la massa grassa, migliora il sonno e contribuisce al controllo dello stress.

                                                                                           

Tra le attività aerobiche da preferire ci sono le passeggiate, la bicicletta o la cyclette e il nuoto. Per ottenere dei risultati rilevanti è necessario che l’attività aerobica duri 20-30 minuti e che venga ripetuta per tre volte a settimana. È consigliabile iniziare con 10-15 minuti e incrementare gradualmente la durata fino a 30 minuti.

Dott. Marco Testa
Direttore Campus di Savona, Università degli Studi di Genova.

-> Leggi " Le tipologie di cuscino  " 

-> Leggi " La fisioterapista consiglia: il mal dischiena e la vita notturna"

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