“……che benedetto sia pure chi inventò il sonno, cappa che copre tutti gli umani pensieri, cibo che toglie la fame, acqua che estingue la sete, fuoco per cui fugge il freddo, freddo che tempra l’ardore, moneta generale con cui tutto si compra, bilancia e peso che rende eguale il re al pastore ed il saggio allo zotico ………”. Così Miguel de Cervantes nel suo Don Chisciotte descrive in forma poetica le virtù del sonno.
In effetti il sonno svolge funzioni indispensabili per la nostra sopravvivenza, permettendo il recupero delle energie consumate durante la veglia, ma anche la risistemazione delle memorie, il risparmio energetico e l’allungamento della vita e, non ultimo, fornendo un rifugio dagli affanni della vita.
Questo comportamento naturale dell’uomo (ma anche di tutto il regno animale) consiste in uno stato generale periodico caratterizzato da una diminuzione di reattività all’ambiente esterno e da processi fisiologici del corpo e della mente diversi da quelli della veglia.
Mentre nel sonno il corpo appare in uno stato di passività e di mancanza di contatto dinamico con la realtà, la mente lavora in modo incessante, con un’attività persino più ricca che in veglia.
L’elettroencefalografia e l’analisi poligrafica del sonno hanno permesso di svelare le modificazioni bioelettriche cerebrali che si associano all’atto del dormire: si distingue così il sonno sincronizzato o Non-REM, durante il quale la regisrazione presenta onde lente ad alto voltaggio, e il sonno desincronizzato o REM, caratterizzato da onde ad alta frequenza e bassa ampiezza. Nel sonno NREM si distinguono 4 stadi, i primi due costituiscono il sonno leggero, gli ultimi due il sonno profondo. Il sonno REM è caratterizzato dalla presenza di movimenti oculari rapidi (Rapid Eye Movements) e dall’assenza di tono muscolare.
Gli stadi del sonno si ripetono più volte nel corso della notte, e sono talvolta interrotti da brevi periodi di veglia; all’inizio del sonno prevalgono gli stadi 3 e 4 (più profondi e ristoratori), mentre nella seconda parte della notte dominano gli stadi 2 e REM; è in questa seconda fase che si concentra prevalentemente l’attività onirica.
L’Igiene del Sonno.
La durata media del sonno notturno nell’adulto è di 7 ore e 45 minuti, ma con ampie differenze interpersonali. Ci sono infatti i “lunghi dormitori”, che hanno bisogno di almeno 9-10 ore per un sonno ristoratore, e i “brevi dormitori” ai quali bastano 4-5 ore; ci sono le “allodole”, che hanno tendenza ad addormentarsi e a svegliarsi presto, e i “gufi”, che hanno tendenza invece ad addormentarsi e a svegliarsi tardi.
Il sonno, inoltre, varia in funzione dell’età: nella prima infanzia, l’indivuduo dorme per lunghi tratti della giornata, ma in vari episodi inframmezzati da periodi di veglia; con la maturazione si accorcia la durata complessiva del sonno, che assume una organizzazione monofasica, concentrandosi in un unico episodio notturno; gli anziani tendono a riprendere un profilo del sonno polifasico. E’ presente quindi, in una zona dell’encefalo chiamata ipotalamo, un orologio circadiano che scandisce il ritmo del sonno e della veglia: vi è un’elevata propoensione al sonno durante la notte (cancello primario) e anche nelle prime ore pomeridiane (cancello secondario), mentre le ore meno adatte al sonno (zone proibite) sono quelle della tarda mattinata e le prime ore serali.
Data queste premesse, è possibile tracciare alcune norme di igiene del sonno che aiutino a migliorarne la qualità:
L’Insonnia e i disturbi del sonno.
Il confine tra il sonno normale e patologico non è ben definito, e comprende tutta una serie di situazioni intermedie in cui la plasticità necessaria per accompagnare il passaggio da uno stadio all’altro e per proteggere il sonno nell’interazione con eventi disturbanti esterni viene gradualmente persa. L’insonnia è appunto un disturbo in cui il sonno viene considerato insufficiente, insoddiscfacente, poco ristoratore; si accompagna nella maggior parte dei casi a sensazioni di stanchezza, irritabilità, difficoltà di concentrazione, riduzione dell’efficienza lavorativa. Si distingue un’insonnia iniziale (difficoltà di addormentamento), centrale (prolungata veglia intrasonno) e terminale (risveglio precoce). La prevalenza dell’insonnia nella popolazione cresce con l’età; tuttavia l’incremento nel sesso femminile si registra a partire dall’età del climaterio, mentre nel sesso maschile siverifica dopo i 60 anni.
Per quanto riguarda le cause dell’insonnia, si possono distinguere vari tipi di disturbi:
La terapia dell’insonnia riveste una grande importanza, in relazione sia alla diffusione del disturbo (si calcola che in Italia circa il 50% della popolazione adulta abbia sofferto almeno di un episodio di insonnia nell’ultimo anno, mentre l’insonnia cronica colpisce più del 13% degli italiani), sia alle conseguenze del disturbo ( oltre alle conseguenze per la qualità della vita, ci sono anche le ricadute economiche, perché la deprivazione di sonno compromette negativamente le prestazioni lavorative, e sociali, per l’aumento degli incidenti stradali e degli infortuni in generale ).
La terapia dell’insonnia non può ridursi all’uso di farmaci ipnotici, ma deve prendere in considerazione innanzitutto le cause del disturbo e le norme di igiene del sonno. Quando non è possibile rimuovere la causa, l’insonnia andrebbe sempre trattata per non permetterne la cronicizzazione. L’idea che l’insonnia rifletta semplicemente ansia o depressione va profondamente rivista, perché l’insonnia ha una natura non-psichiatrica in almeno la metà dei casi.
La terapia dell’insonnia non psichiatrica va impostata all’inizio per un periodo di circa 4 settimane, dopodichè si passa ad un aggiornamento regolare della situazione clinica, fermo restando che la sospensione della terapia va sempre fatta gradualmente.
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->Leggi "Trascorriamo un terzo della nostra vita sul materasso"
Dott. Giorgio Odone
Medico Chirurgo
Specialista in Neuropsichiatria Infantile Psicoterapeuta
Psichiatra presso l'Ospedale di Treviglio (BG)